In fisica, la relatività galileiana afferma che le leggi della meccanica hanno sempre la stessa forma nei sistemi di riferimento inerziali. Da ciò consegue che nessun esperimento può consentire di distinguere due sistemi di riferimento in moto rettilineo uniforme fra loro. È il primo esempio storico esplicito del principio di relatività.

Galileo descrisse il principio nel 1632 nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo utilizzando l’esempio di una nave in viaggio a velocità costante, senza scosse, su un mare perfettamente calmo: in tale situazione, un osservatore che faccia esperimenti con oggetti in moto sotto coperta senza poter vedere l’ambiente esterno non riesce a determinare se la nave sia in moto o ferma e ottiene gli stessi risultati in entrambe le situazioni. Nella seconda giornata del libro, il copernicano Filippo Salviati afferma testualmente:

«Rinserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate d’aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti: siavi anco un gran vaso d’acqua, e dentrovi de’ pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell’acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a basso; e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. [..] Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia mentre il vascello sta fermo non debbano succedere così: fate muovere la nave con quanta si voglia velocità; ché (pur di moto uniforme e non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti; né da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina, o pure sta ferma.»

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